Teùta

Polìbiu nos at lassadu su contu
De Teùta, reìna illìrica corsara.
Cun piratas, in Grécia fattu-at affrontu
A romanos, cun arte marinara.
A marcantes no at fattu iscontu
Et a mandadalzu vida avara.
Pro no esser a Roma suttammissa,
Morte-onorévole s’at dadu issa.

Ca fit fémina in mesu-a patriàrcas,
Su cumandare sou fit miminadu:
De piratas faìnas at atzettadu
Et mòvidu-at invasiòne cun barcas.

🆅 Dal sito http://vocabolariocasu.isresardegna.it/lemmi.php
Marcantes: mercanti, commercianti, negozianti.
Mandadalzu: messo, inviato, ambasciatore.
Miminadu: diminuito.
Faìnas: faccende, affari, lavori, mestieri.

🆆 Dal sito https://it.wikipedia.org/wiki/Teuta
- Teuta (... – 219 a. C.) è stata una regina degli Ardiei (tribù illirica della Liburnia, l'odierna Croazia), moglie di Agrone. Prese il comando dopo la morte del marito, per conto di Pinne, figlio di Agrone.
Il fatto di essere donna in una società tipicamente patriarcale, limitava l'effettivo potere della regina che si vide costretta ad accettare un maggior grado di libertà dei sudditi nella loro comune attività navale: la pirateria. La povertà del territorio e la poca terra coltivabile avevano in pratica reso necessario agli Illiri, per la loro stessa sopravvivenza, l'esercizio continuativo della pirateria.
Questa attività, d'altra parte era largamente praticata da tutti i popoli – romani compresi – in tutto il Mediterraneo.
La regina Teuta, però, non si limitò a gestire la pirateria dei sudditi fingendo di non poterlo fare; si comportò anche come Capo di Stato e «raccolti una flotta e un esercito non inferiori ai precedenti, lì inviò in spedizione, dopo aver indicato ai capi che tutta la costa era territorio nemico» (Polibio, Storie, II).
La flotta e l'esercito degli Illiri, guidato da Scerdilaida, fratello di Agrone, saccheggiarono le isole greche vicine a Corcira e conquistarono Fenice, dove tuttavia rimasero uccisi diversi mercanti italici.
La presa della città e il grande bottino che ne fu tratto convinsero gli Illiri a limitare, per il momento, l'attività e a tornare alle loro terre. L'episodio, inoltre, portò alla regina Teuta l'alleanza degli Epiroti e degli Acarnani terrorizzati da quella dimostrazione di forza.
Teuta, visti i risultati del saccheggio delle coste greche decise di accrescere la pressione, ma per un certo tempo fu frenata a causa della ribellione nell'Issa. Il rafforzamento militare di Agrone, l'invio di flotta ed esercito in terre ricche per autofinanziarsi, il blocco dei commerci anche italici (e quindi soggetti ai romani) nel basso Adriatico, fecero pensare all'inizio di uno sforzo "imperialista" degli Illiri volto al controllo delle coste greche dell'Epiro e della Macedonia e dei relativi commerci con l'Italia.
Polibio presenta inoltre Teuta come una donna scostante che riceve gli ambasciatori romani con fare "arrogante e superbo". Alle richieste degli ambasciatori rispose che per quanto riguardava lo Stato illirico, questo sarebbe stato attento a che gli interessi di Roma non subissero danni, ma i privati cittadini Illiri non potevano essere fermati nelle operazioni in mare. Il più giovane degli ambasciatori romani rispose a sua volta: «cercheremo, con l'aiuto divino, di costringerti con forza e rapidamente a correggere le consuetudini dei re verso gli Illiri» (Polibio, Storie, II).
Teuta in risposta fece uccidere il giovane ambasciatore al momento dell'imbarco. Naturalmente quando la notizia giunse a Roma, il Senato votò immediatamente la guerra per la successiva primavera del 229 a.C., provvedendo ad arruolare le legioni e organizzare la flotta.
Non ignara del pericolo Teuta allestì una flotta ancora maggiore della precedente e la mandò nuovamente verso Corcira, le isole vicine e la costa dell'Epiro, strategicamente importanti nell'approssimarsi dello scontro con Roma.
Entrarono in gioco le alleanze fra i Greci e ne scaturì una battaglia navale presso le isole Paxos con l'intervento anche di Achei, Etoli, Apolloniati da una parte, e gli Acarnani – come da alleanza – a fianco degli Illiri.
Demetrio di Faro, all'avvicinarsi della flotta romana a Corcira, «essendo al centro di calunnie e temendo Teuta, mandava messaggi ai Romani, promettendo sia di consegnare nelle loro mani la città, sia di rimettere loro tutti gli affari su cui aveva controllo» (Polibio, Storie, II).
I Romani, riuscirono quindi a crearsi a Corcyra una base per le operazioni sulla costa orientale dell'Adriatico e gli Illiri che stavano assediando Epidammo, alla notizia dell'arrivo dei romani intrapresero la fuga.
Teuta dovette fuggire, rifugiandosi con pochi fedelissimi a Rizone nelle Bocche di Cattaro, che era lontana dal mare e ben fortificata. I romani lasciarono Demetrio a capo di un esteso dominio composto da protettorati controllati da guarnigioni. In primavera, mandò degli ambasciatori a Roma e concluse così dei patti che vedevano la regina illirica ritirarsi dalla maggior parte delle terre illiriche, pagare tributi ai romani e, soprattutto impegnarsi a rinunciare alla bassa Illiria e a ogni intervento militare marittimo a sud di Lisso.
La regina Teuta preferì suicidarsi che trattare con i romani.


Dal sito https://it.wikipedia.org/wiki/Teuta#/media/File:Queen_Teuta_of_Illyria.jpg
Un busto di Teuta conservato al Museo nazionale albanese.

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