Rodas

1.
Si no aìsti-‘inari, fit mala cosa
Cando su fruttu de s’amore naschìat.
Destinu fit vida difficultosa
Et sa cusciénscia male cunsizaìat:
A sas fizas vida ignominiòsa
Et a sos màscios impoddas lis daìant,
Bendéndelos, pro pagu, a furisteris,
In tempos romanos, primmu de deris.

2.
Federicu de Svevia, su segundu,
Cando stupor mundi est diventadu,
At detzisu chi su fruttu fecundu
Cun bonas lezes cherìat reguladu.
Tando, cun tottu sos sàbios in tundu,
Custa fea usàntzia at abrogadu:
At fattu nascher gai sas oblasciònes,
Chi de fizos faghìant donasciònes.

3.
Da-e tando, cunventos si sunt dotados
De rodas, pro arrumbare criadura.
Destinos de fizos gai sunt mutados:
Prus pagu s’est bida s’ischirriadura.
Podìant benner a esser avvocados,
O de méigos sighire sa figura.
Puru su sambinadu lis daìant
Sos padres o sas monzas chi los retzìant.

4.
In Nàpoli fint de sos Espòsitos,
Ca da-e Ispagna fit gai boltadura.
In Firenze, a custos impòsitos,
Innotzentes, ca fit gai sa natura.
In logu, a Milano, depòsitos,
De Columbu leaìant nominadura.
Proiétti, Ventura o De s’Iscala:
Fint tottu numen’ chi faghìant antala.

De Enne Enne o Emme ignotta,
Cando cussa mama no fit connotta.
 
🆅 Dal sito http://vocabolariocasu.isresardegna.it/lemmi.php
Rodas: ruote.
'Inari: o dinari, soldi.
Naschìat: nasceva.
Màscios: maschi.
Impoddas: fatica, affanno, travaglio.
Bendendelos: vendendoli.
Furisteris: forestieri, stranieri.
Deris: ieri.
Cherìat: voleva.
Sàbios: saggi.
Fea: brutta.
Fizos: figli.
Arrumbare: appoggiare, addossare; proteggere, sostenere.
Criadura: bambino, neonato.
Bida: vista, notata.
Ischirriàdura: separazione, allontanamento.
Sambinadu: cognome.
Monzas: suore.
Boltadura: traduzione.
Impositos: usanza, costume, abitudine.
In logu: invece.
Antala: protezione, difesa.
Connotta: conosciuta, nota.

🆆 Dal sito https://it.wikipedia.org/wiki
- La ruota degli esposti era una bussola girevole di forma cilindrica, di solito costruita in legno, divisa in due parti: una rivolta verso l'esterno e una verso l'interno. Attraverso uno sportello, era possibile collocare gli esposti, cioè i neonati abbandonati, senza essere visti dall'interno. Facendo girare la ruota, essa andava a combaciare con un'apertura all'interno, dove lo sportello veniva aperto e al neonato potevano essere assicurate le cure necessarie.
Spesso vicino alla ruota vi era una campanella, per avvertire chi di dovere di raccogliere il neonato, ed anche una feritoia nel muro, una specie di buca delle lettere, dove mettere offerte per sostenere chi si prendeva cura degli esposti. Per un eventuale successivo riconoscimento da parte di chi l'aveva abbandonato, al fine di testarne la legittimità, venivano inseriti nella ruota assieme al neonato monili, documenti o altri segni distintivi.
Nell'antichità abbandonare figli indesiderati era uso alquanto diffuso presso diverse popolazioni. Gli ebrei ad esempio ne vietavano l'uccisione ma permettevano l'abbandono o la vendita degli illegittimi. La Grecia considerava legale l'infanticidio e l'abbandono. Presso i romani, al padre che non riconosceva il figlio come proprio sollevandolo da terra (da qui il termine allevare) era consentito portarlo alla columna lactaria esponendolo alla pietà di chi passava e più spesso alla sorte di morire di fame o essere fatto schiavo.
La condizione degli esposti cambia con l'avvento del Cristianesimo. L'imperatore Costantino sancisce nel 315 che una parte del fisco sia utilizzata per il soccorso degli infanti abbandonati e per i figli delle famiglie povere. Nel 318 una legge prevede la pena di morte per l'infanticidio ma non sanziona chi vende i propri figli. Soltanto nel VI secolo Giustiniano punirà l'abbandono considerandolo come infanticidio.
La prima ruota compare in Francia, nell'ospedale dei Canonici di Marsiglia nel 1188 e poco dopo ad Aix-en-Provence e a Tolone.
In Italia, secondo la tradizione, Papa Innocenzo III, turbato da ricorrenti sogni in cui gli apparivano cadaveri di neonati ripescati dalle reti nel Tevere, istituì una ruota nel 1198 nell'ospedale di Santo Spirito in Sassia.
Le ruote presero a diffondersi oltre che in Italia e Francia anche in Grecia e Spagna mentre non si hanno notizie di altrettanti strumenti per gli esposti in Inghilterra dove l'abbandono dei neonati e l'infanticidio non venivano affatto considerati un problema sociale, tanto che comunemente si trovavano cadaveri di feti o di neonati nelle discariche o nelle fogne.
In Italia con l'influenza francese del napoleonico Regno Italico sul Regno di Napoli, la Rota proiecti venne ufficialmente istituita anche nei comuni dell'Italia meridionale, per la tutela pubblica dell'infanzia abbandonata. Una ruota degli esposti era in realtà già presente a Napoli: quella della Santa Casa dell'Annunziata, di cui esistono documenti d'immissione risalenti al 1601.
Nel corso del XIX secolo a causa dell'aumento demografico che aveva portato in poco tempo la popolazione europea da 100 a 200 milioni di abitanti, si cominciò a mettere in discussione la validità dell'istituzione della ruota, che riversava sulle casse pubbliche il problema del sostentamento di famiglie numerose, poiché spesso venivano affidati all'assistenza pubblica anche figli legittimi.
Emblematico è il caso di Milano. Il fenomeno, a metà Ottocento, assunse grande rilevanza. Tra il 1845 ed il 1864 vennero abbandonati nella Pia Casa degli Esposti e delle Partorienti  85000 bambini, con una media di 4 trovatelli all'anno. Si trattava del 30% circa dei bambini nati in città. Le famiglie operaie infatti, non riuscivano a mantenere più di quattro o cinque figli alla volta e ogni nuova nascita era un problema per l'economia familiare, anche perché spesso le donne operaie lavoravano e non avevano molto tempo da dedicare alla cura dei bambini piccoli.
Questo fenomeno creò una accentuazione della fecondità delle donne milanesi, in particolare operaie. Infatti, dati gli effetti frenanti alla fecondità creati dall'allattamento, in assenza di contraccettivi, le donne, abbandonati i figli, divenivano immediatamente pronte per una nuova gravidanza. Così le operaie milanesi, a metà Ottocento, partorirono in media tredici figli, contro gli otto della media nazionale.
Questa dinamica era comune a diverse grandi città. Basti pensare che nei quartieri operai e poveri di Napoli, nei primi anni ottanta dell'Ottocento, si sfiorava una natalità del 50‰, contro una natalità nazionale del 38‰.
In Francia e in Italia, dove venivano abbandonati ogni anno dai trenta ai quarantamila neonati, si cominciò a considerare l'idea di abolire la ruota, anche per le miserevoli condizioni dei brefotrofi dove morivano per stenti la maggior parte degli esposti.
La prima città in Italia a chiudere la ruota fu Ferrara nel 1867, seguita a mano a mano da altre città in tutto il corso dell'Ottocento, sino alla completa abolizione nel 1923 con il Regolamento generale per il servizio d'assistenza agli Esposti emanato dal primo governo Mussolini.
La legge italiana prevede il diritto alle donne di partorire in anonimato, di essere assistite in ospedale e di non essere perseguite se decidono di non riconoscere il figlio. I tribunali italiani non possono cercare di identificare il padre naturale mentre, per il diritto del neonato ad avere una famiglia, possono dichiararne lo stato di abbandono e mettere in atto le procedure per la sua adottabilità. Tuttavia, a differenza dell'Italia, alcuni Paesi dell’Europa continentale (Germania, Svizzera, Olanda e Spagna) riconoscono il diritto dell’adottato adulto di accedere alle proprie origini familiari e genetiche.
Malgrado le garanzie offerte dalla legge si verificano numerosi casi di abbandono neonatale, causati spesso dallo stato di clandestinità dei genitori, che temono di essere scoperti e rimpatriati, oltre che dalle loro condizioni economiche e sociali che non permettono di allevare i figli.
Da questa situazione è nata la necessità di ripristinare nuovamente la ruota degli esposti, in forme più avanzate dal punto di vista tecnologico e sanitario. Il 6 dicembre 2006 presso l'ospedale Policlinico Casilino di Roma ha preso a funzionare un presidio denominato Non abbandonarlo, affidalo a noi. Come le antiche ruote, il presidio fornisce assistenza e soccorso ai neonati abbandonati, garantendo riservatezza e anonimato alle madri che, per ignoranza o per altri motivi, non vogliano affidarsi alle garanzie offerte dalla legge.
Cognomi come Diotaiuti, Diotallevi, Sperandio, Degli Esposti, Esposti, Trovati, Trovatelli, Incerti, Innocenti, Proietti ed altri appartengono ai cosiddetti trovatelli.

Dal sito https://it.wikipedia.org/wiki/Ruota_degli_esposti
La ruota degli esposti allo Spedale degli Innocenti, a Firenze

- Con la legge ius vendendi (una delle tante contenute nella Legge delle Dodici Tavole del 450 a.C.), il pater familia romano aveva il diritto di vendere i propri figli per guadagnarci. Soltanto con l'avvento di Federico II di Svevia questa legge venne abolita in tutto il territorio del suo impero, vietando di vendere le figlie femmine per la prostituzione.
- Federico Ruggero di Hohenstaufen (1194 – 1250) è stato re di Sicilia, duca di Svevia, re dei Romani e poi Imperatore del Sacro Romano Impero e re di Gerusalemme; apparteneva alla nobile famiglia sveva degli Hohenstaufen e discendeva per parte di madre dai normanni di Altavilla, conquistatori della Sicilia e fondatori del regno omonimo.
Conosciuto con l'appellativo stupor mundi, Federico II era dotato di una personalità poliedrica e affascinante che, fin dalla sua epoca, ha polarizzato l'attenzione degli storici e del popolo, producendo anche una lunga serie di miti e leggende popolari, nel bene e nel male. 
Il carisma di Federico II è stato tale che all'indomani della sua morte, il figlio Manfredi, futuro re di Sicilia, in una lettera indirizzata al fratello Corrado IV citava tali parole: "Il sole del mondo si è addormentato, lui che brillava sui popoli, il sole dei giusti, l'asilo della pace".
Il suo regno fu principalmente caratterizzato da una forte attività legislativa moralizzatrice e di innovazione artistica e culturale, volta a unificare le terre e i popoli, ma fortemente contrastata dalla Chiesa, di cui il sovrano mise in discussione il potere temporale. Ebbe infatti ben due scomuniche dal papa Gregorio IX, che arrivò a vedere in lui l'anticristo.
Federico fu un apprezzabile letterato, convinto protettore di artisti e studiosi: la sua corte in Sicilia fu luogo di incontro fra le culture greca, latina, germanica, araba ed ebraica. Uomo straordinariamente colto ed energico, stabilì nell'isola e nell'Italia meridionale una struttura politica molto somigliante a un moderno regno, governato centralmente e con un'amministrazione efficiente.
Federico II parlava sei lingue e giocò un ruolo importante nel promuovere le lettere attraverso la poesia della Scuola siciliana. La sua corte reale imperiale siciliana a Palermo, dal 1220 sino alla sua morte, vide uno dei primi utilizzi letterari di una lingua romanza (dopo l'esperienza provenzale), il siciliano.
La poesia che veniva prodotta dalla Scuola siciliana ha avuto una notevole influenza sulla letteratura e su quella che sarebbe diventata la moderna lingua italiana. La Scuola e la sua poesia furono salutate con entusiasmo da Dante e dai suoi contemporanei, e anticiparono di almeno un secolo l'uso dell'idioma toscano come lingua d'élite letteraria d'Italia.

Dal sito https://it.wikipedia.org/wiki/Federico_II_di_Svevia
Federico II ed il suo falco, dal suo trattato De arte venandi cum avibus (L'arte di cacciare con gli uccelli), conservato nella Biblioteca Vaticana, fine XIII secolo.

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