Càntigu

“Deo so Cussa chi Est et mai òmine
Perunu at asciàdu su velu meu.
Inùe so Deo mai-intret carrarzùmine;
Pro primma cherzo sacrifìtziu intréu.
De etruscos est su meu sabiùmine
Et mai mi nde istudet fogu s’atéu”.
In logu, gai est sutzessu a-beru:
Nd’at mortu fogu Teodòsiu-in s’utéru.

🆅 Dal sito http://vocabolariocasu.isresardegna.it/lemmi.php
Òmine: uomo.
Perunu: nessuno.
Inùe: dove.
Carrarzùmine: la feccia della società, del paese; mucchio rottami, di macerie.
Sabiùmine: saggezza.
Istudet: spegnere.

🆂 Dai siti
- https://m.facebook.com/groups/leggenderomane/permalink
"Io sono colei che è e nessun uomo ha mai alzato il mio velo". Inizia così la preghiera che le Vestali (sacerdotesse consacrate alla dea Vesta) cantavano nel tempio. Dove loro erano presenti nessun uomo poteva entrare, fatto salvo per il Pontifex Maximus, al quale era però proibito entrare nel Sancta Sanctorum (dove era presente il Palladio troiano, portato da Enèa).
Vesta era la prima dea, tant'è che per i romani, il primo sacrificio era riservato a lei. Il primo giorno dell'anno una fiaccola accessa col fuoco sacro, veniva portata in processione per le case.

Dal sito https://it.wikipedia.org/wiki/Tempio_di_Vesta
Una ricostruzione del tempio di Vesta, a Roma.

- https://www.associazionearcheosoficaroma.it/
Il fuoco sacro nel tempio di Vesta venne ufficialmente spento il 24 febbraio del 391, per ordine dell’imperatore Teodosio che, a seguito dell’editto di Tessalonica (380) e del riconoscimento del Cristianesimo come unica religione ufficiale, proibì i culti pubblici diversi e regolamentò la chiusura di tutti i templi pagani e dei relativi collegi sacerdotali, maschili e femminili.
Fu così che, dopo 1147 anni, oltre al fuoco sacro, si persero le tracce anche del Palladio, distrutto dall'ultima vestale, per evitare che cadesse in mani profane.

Dal sito https://www.fattiperlastoria.it/editto-di-tessalonica-380/
Miniatura del XII secolo che raffigura, tra gli altri, l'imperatore Teodosio.

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