Tulipanes

Fit sàdica, perversa, una cane.
A Isle Koch, in Buchenwald, la timìant.
In sa losa sua no b’est tulipane;
Già bi los ant postos, ma si siccaìant,
Ca malesa fit a-beru immane,
Mancu mesa die friscos bi duraìant.
In su campu, giogaìat a fagher Deu’ (s)
Cun sa vida de prisoneri giudéu.

🆅 Dal sito http://vocabolariocasu.isresardegna.it/lemmi.php
Losa: tomba, sepoltura.
Malesa: malvagità.

🆆 Dal sito https://it.m.wikipedia.org/wiki/
- Il campo di concentramento di Buchenwald, istituito nel luglio 1937, fu uno fra più grandi campi della Germania nazista. Prende il nome dall'omonima località, sulla collina dell'Ettersberg, a circa otto chilometri da Weimar, nella regione della Turingia, nella Germania orientale. Fu costruito su una collina ricoperta di una fitta estensione di alberi di faggio (Buchenwald significa letteralmente "bosco di faggi").
Tra il 1937 e il 1945 quello di Buchenwald divenne uno dei più importanti campi di concentramento e sterminio, nonostante i suoi piccoli inizi. Il 16 luglio 1937, infatti, «un commando di circa 300 deportati, provenienti dal disciolto campo di concentramento di Lichtenburg, presso Lipsia, eresse, con attrezzi primitivi ed insufficienti, le prime baracche del campo di Buchenwald, ricavando il legname dalla foresta di Ettersberg.
Dopo la sua espansione fu internato in questo campo un totale di circa 240 mila persone provenienti da trenta nazionalità diverse. Fu tra i lager dove si attuò principalmente lo sterminio tramite il lavoro. Il numero complessivo delle vittime fu di circa 50 mila, fra le quali 11 mila ebrei.
La fama negativa di Buchenwald è inoltre legata a numerosi particolari che si diffusero molto prima della fine della guerra, tra i quali gli esperimenti medici sui prigionieri, la presenza tra gli internati della principessa italiana Mafalda di Savoia, i fatti legati a Ilse Koch, detta la cagna di Buchenwald, facendone uno dei luoghi più inquietanti e spaventosi della Germania nazista.

Dal sito https://it.wikipedia.org/wiki/Campo
Un modello del campo di concentramento di Buchenwald

- Ilse Koch (1906 – 1947), è stata una criminale di guerra tedesca, moglie di Karl Otto Koch il comandante del campo di concentramento di Buchenwald e ufficiale delle SS; conosciuta anche come cagna di Buchenwald dagli internati per il suo crudele sadismo nei confronti dei prigionieri.
Dai processi ufficiali condotti a suo carico, sono infatti emersi particolari raccapriccianti, come quello secondo il quale, per una passione feticista per i tatuaggi, usava selezionare i prigionieri tatuati per poi farli uccidere e scuoiarne la pelle. Secondo alcune testimonianze portate nel medesimo processo, usava come soprammobili per la tavola due tsantsa, ovvero teste umane mummificate secondo riti occultisti.
La sua fama ha contribuito a fare di Buchenwald uno dei lager più spaventosi della Germania nazista già in epoca antecedente alla fine della guerra, tanto da indurre persino le SS ad adoperarsi per la sua cattura.
Figlia di contadini, diventò l'amante di numerosi soldati della SS.
La sua crudeltà iniziò nel 1936, quando diventò sorvegliante e segretaria presso il campo di concentramento di Sachsenhausen, vicino a Berlino, dove conobbe e sposò il marito.
Nel 1937 arrivò al campo di concentramento di Buchenwald, non come guardiano, ma come moglie del comandante: influenzata dal potere e dalla posizione del marito, iniziò a torturare gli internati. Nel 1941 divenne Oberaufseherin (capo supervisore) del reparto femminile di sorveglianza del campo.
Nel 1943 fu arrestata, insieme al marito, dalla Gestapo per malversazione e altri crimini. Ilse fu imprigionata verso la fine del 1944 o inizio 1945 a Weimar.
Nel 1945 suo marito fu condannato a morte dalla corte SS a Monaco di Baviera e giustiziato in aprile. Ilse fu rilasciata e andò a stabilirsi con la propria famiglia a Ludwigsburg. Fu nuovamente arrestata dalle autorità statunitensi il 30 giugno 1945.
Processata dal tribunale militare di Dachau, fu condannata all'ergastolo nel 1947, pena poi commutata in 4 anni perché non erano state fornite prove evidenti. Fu rilasciata però nel 1949 dal Generale Lucius Clay, comandante statunitense della zona tedesca ma venne subito arrestata e processata dalla corte tedesca, viste le proteste che si erano scatenate per la sua liberazione: fu nuovamente condannata al carcere a vita. Nello stesso anno si impiccò nella sua cella della prigione di Aichach in Baviera.

Dal sito https://it.wikipedia.org/wiki/Ilse_Koch#/media
La collezione di Ilse Koch, fotografata il 16 aprile 1945, nella sua casa.

Nessun commento:

Posta un commento

Sentidu